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Il “lungo” di Vallelunga compie 60 anni

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Il 7 Aprile 1963 il Gran Premio Caltex di Formula Junior inaugurava il primo allungamento del circuito di Campagnano.

Il tracciato dell’autodromo di Vallelunga non è stato sempre lo stesso. Al contrario, è stato oggetto nel corso di oltre 70 anni di storia di numerose modifiche e di successivi allungamenti del percorso. Il primo di questi ultimi si concretizzò alla fine del 1962, secondo un progetto dell’ingegnere e pilota romano Piero Taruffi. Per realizzarlo, si sconfinò oltre la curva Viterbo, sfruttando un terreno messo a disposizione dal Comune di Campagnano, con due allunghi spezzati da due “esse” veloci e collegati dalla nuova doppia curva dei Cimini. La lunghezza saliva così a 3.120 metri.

Il compito di inaugurare il nuovo circuito lungo (Internazionale, come era denominato) tocco 60 anni fa, il 7 Aprile 1963, alle monoposto di Formula Junior che aprirono la nuova stagione dell’autodromo di Campagnano con la quinta edizione del Gran Premio Caltex, vinta dall’austriaco Kurt Bardi Barry su Cooper T67-Ford davanti ad Odoardo Govoni (De Sanctis 62-Ford) ed a Roberto Lippi (Cooper T59-Ford).

«Lasciando da parte le strutture che erano quelle che erano – come paddock si utilizzava il piazzale all’esterno della Roma, da dove si entrava direttamente sul tracciato, a quei tempi, quando si girava in senso contrario – Vallelunga era la pista italiana più completa, con la parte interna così tecnica, il salto alla Trincea, poi la salita e il tratto più veloce e la staccata alla Roma, che aveva un profilo parabolico. Insomma metteva insieme più caratteristiche» ricorda oggi l’ex-pilota romano Claudio Francisci. «All’epoca in Italia non c’erano molte piste e Ferrari durante l’Inverno veniva sempre qui a provare le monoposto di F.1 e F,2, come i prototipi. Se si usciva da Vallelunga con la macchina che andava bene, si poteva andare a correre ovunque. Messa a punto completa, d’altra parte Monza senza le chicane era velocità pura, Pergusa girava intorno al lago, a Imola si correva giusto una volta l’anno, e anche lì c’erano solo tre curve Acque Minerali, Tosa e Rivazza» prosegue Francisci che ricordiamo nipote del tre volte vincitore della Milano-Taranto motociclistica, che poi l’ha seguito nei primi anni della sua carriera, ancor oggi attiva. «A Vallelunga, a parte il tratto dalla Esse al Semaforo, il punto più importante era l’ingresso dei Cimini, dove si arrivava in discesa dopo la Trincea con un po’ di velocità, ed era importante uscire bene prima di attaccare la salita che portava sul traguardo. Insomma dovevi entrare forte e uscire veloce, ma non c’erano vie di fuga, ma solo un terrapieno. La difficoltà era questa, e lì si faceva un po’ di selezione».

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